Una delle prime cose che mi hanno detto, quando ho deciso un anno fa in rientro dal Michigan, di rimettermi a lavorare, in proprio, da casa, é stata: non ce la farai mai, se non hai qualcuno che ti aiuta. E non si parlava di conoscenze giuste, ma proprio di qualcuno che facesse il lavoro sporco al posto tuo, in modo che tu potessi dedicarti anima e corpo alla nuova, crescete attività. Quell’affermazione pesò su di me come una condanna, per un sacco di tempo. Soprattutto perché arrivata in un momento in cui, per un motivo o per l’altro, io quel qualcuno non l’avevo. O almeno non nella misura in cui avrei voluto.
Ma ci ho provato lo stesso. Mi sono detta che forse si, non avrei fatto tutto quello che avrei dovuto fare per far crescere il mio lavoro impeccabilmente, ma ero convinta di essere capace di fare qualcosa di bello e che non mi sarei arresa perché me lo diceva qualcun altro. Perché qualcuno mi diceva che senza una strategia applicata al 100%, la barca sarebbe affondata e con lei anche il mio stipendio. (Lungi da me ovviamente dal dire che la strategia non serve, ovviamente. Serve eccome, ho aperto un blog anche per questo. Ma voglio solo dire che se anche conoscendo la teoria, non riesci ad applicarla in pratica in toto, puoi comunque uscirne viva!)
All’inizio mi son mossa un po’ alla cieca, cercando di fare tutto, ma non avendo fisicamente il tempo ed i mezzi per farlo. Quindi ho iniziato a tagliare, non le cose che mi piacevano meno, ma quelle che ritenevo meno efficaci. Se un evento fighissimo, che avrebbe potuto essere Instagrammato sui miei social in maniera sublime, mi portava via 4 ore e 40 euro di tata e forse un paio di contatti, allora non ne valeva la pena. Avrei invece fatto quel qualcosa in più, fuori preventivo, per quell’adorabile cliente nuova, che poi avrebbe parlato bene di me agli eventi social a cui lei aveva il tempo di andare. Per dire.
Con alti e bassi (soprattutto all’inizio), ho iniziato a stabilire le mie priorità. E col tempo, ingoiare i rospi dei “non posso, ho i bimbi da guardare” é diventato sempre meno faticoso e sempre più efficace. Ho imparato ad ottimizzare i miei tempi, facendo fruttare 4 ore di lavoro, come 8 ore in studio prima dei figli. Lavoro quando posso, più che posso. (E non vado dal parrucchiere da marzo!)
E quando non posso, ho imparato a far gran liste su Trello, tra una torre di Duplo e una pizza di PlayDoh.